Pirro, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO QUARTO
 
 Logge.
 
 SCENA PRIMA
 
 CASSANDRO con guardie e GLAUCIA
 
 CASSANDRO
 Glaucia, tu fuor de’ ceppi
 trar Pirro osasti? Pirro,
 il mio nimico? Il mio rivale?
 GLAUCIA
                                                       Sire,
1015la tua gloria languia nel suo periglio.
 La tregua a lui giurata
 anche in man di Cassandro il rendea salvo.
 CASSANDRO
 Utile in ogni tempo è la vendetta.
 GLAUCIA
 Ma non lecita sempre.
 CASSANDRO
1020Lice, se giova.
 GLAUCIA
                             Anche l’infamia è danno.
 CASSANDRO
 Danno nel basso volgo. Il re non curi
 ciò ch’altri dica; e ciò che vuole adempia.
 È un servile poter quel che ristretto
 nell’onesto più sia che nel diletto.
 GLAUCIA
1025S’errai, n’offro il rimedio.
 CASSANDRO
                                                  O vano o tardo.
 GLAUCIA
 Pirro fuggì; ma questa mano istessa
 nella sua morte il punirà. Permetti
 ch’io lo sfidi a venir meco in cimento.
 CASSANDRO
 Piacemi; il dubbio evento,
1030qualunque sia, del sanguinoso invito,
 vedrò me vendicato o te punito.
 GLAUCIA
 
    Sarà facile trionfo
 il dar morte al traditor.
 
    Lo farà cader trafitto
1035più l’orribil suo delitto
 che il mio brando punitor.
 
 SCENA II
 
 CASSANDRO
 
 CASSANDRO
 Venga Ismene. In chi regna
 non v’è fallo più grave
 che una mezza pietà. Se Ismene e Pirro,
1040fanciulli ancora e alla mia fé commessi,
 togliea di vita, oggi più ferma in fronte
 mi saria di due regni
 la contesa corona. Il danno or sento.
 Pur si tenti ’l rimedio. Ismene arrechi,
1045con le nozze del figlio o col suo sangue,
 base ad un trono. Crudeltà mi serbi
 ciò che mi diede inganno;
 e chi re non mi vuol, m’abbia tiranno.
 
 SCENA III
 
 ISMENE e CASSANDRO
 
 ISMENE
 A quale oggetto io sia qui tratta, il leggo
1050ne’ tuoi lumi, o Cassandro.
 Ti risparmio la pena
 della minaccia e insieme
 l’arte della lusinga. Odimi; io scelsi,
 tra le nozze e la morte,
1055ciò ch’io dovea, ciò che non teme il forte.
 CASSANDRO
 Ben dovea, principessa,
 l’aspetto del periglio
 e lo splendor della corona offerta
 o renderti più grata o men superba.
1060Pur di Pirro all’amor sin da’ prim’anni
 in te nudrito e acceso,
 condonava l’inutile costanza.
 Ma giacché la sua colpa
 spente avrà nel tuo sen le antiche fiamme,
1065su l’odio tuo qualche ragion ti chiedo;
 e se Cassandro è reo
 nella tua mente, in che peccò Arideo?
 ISMENE
 Odio Pirro, egli è ver, perché infedele;
 ma detesto Arideo, perché tuo figlio.
1070L’odio in questo è natura; in quel consiglio.
 CASSANDRO
 Quest’odio adunque si punisca. Hai scelto...
 ISMENE
 La morte, empio, la morte.
 CASSANDRO
                                                   E questa avrai.
 L’avrai; siati concesso
 sino in mio dono il tuo supplizio istesso.
 ISMENE
 
1075   Pur la morte, a me gradita,
 empio labbro, uscì da te.
 
    Come pena è da te uscita;
 come bene è giunta a me.
 
 SCENA IV
 
 CASSANDRO
 
 CASSANDRO
 Servasi, Ismene, al tuo furore. In tosco
1080ti si stempri la morte.
 Per un vano rimorso
 non si perda un diadema.
 E non si applauda un regnator, si tema.
 
    Se son grande, illustre sono;
1085dal poter vien la mia fama.
 
    Leggi impone il re dal trono,
 perché si teme,
 non perché s’ama.
 
 Deliziosa grottesca situata tra la città e le tende di Pirro.
 
 SCENA V
 
 PIRRO
 
 PIRRO
 Solitudini amene, ombre fiorite,
1090ove talor solea
 ragionarvi contento
 del costante amor mio, di quel d’Ismene,
 or vi vengo a parlar delle mie pene. (Siede ad un sasso)
 
    Rosignuoli, che spiegate
1095lieti voli e dolci canti,
 al più afflitto degli amanti
 mitigate il fier martire.
 
    Ma se Ismene, o dio, mi crede
 senza fede, deh, fermate
1100e lasciatemi morire.
 
 SCENA VI
 
 ELLENIA in abito guerriero e PIRRO
 
 ELLENIA
 (Miei lumi, egli è pur desso!
 Come pensoso! Oh fortunata Ellenia
 ch’esser dei la cagion di quel pensiero!)
 PIRRO
 (Felicità perdute, io non vi spero).
 ELLENIA
1105(Ma vicina al contento
 che temo? E qual mi scorre
 novo gel per le vene? Amor, che guida
 sinor mi fosti, il cor tremante affida).
 Pirro, con tanta pace
1110fra tuoi nimici?
 PIRRO
                                E chi a destar mi viene
 dal mio cupo letargo?
 ELLENIA
                                          Eh, non v’è d’uopo
 d’armi con chi è già vinto. Altre ferite
 passar nell’alma e gli occhi tuoi nol sanno.
 PIRRO
 M’inganno? In questi orrori
1115tu, principessa? E in tale ammanto?
 ELLENIA
                                                                    Io quella,
 quella che men dovria, se pensi al grado.
 Ma quella che più il dee, se pensi ancora
 alla mia gratitudine, al tuo affetto.
 Ceda omai lo stupor, Pirro, al diletto.
 PIRRO
1120(Mi sorprende ugualmente
 il suo arrivo e il suo dir). Ne’ miei gran mali
 l’onor de’ cenni tuoi
 mi fia piacer non lieve.
 ELLENIA
 (Con sì mesto sembiante ei mi riceve!)
 PIRRO
1125E qual cagion fuor della patria reggia
 ti fa errar qui solinga?
 ELLENIA
                                            In traccia, o Pirro,
 (lunge, inutil rossor) di chi mi adora.
 (Non sa ch’io l’ami e però finge ancora).
 PIRRO
 (Sì rara fé fosse in Ismene!) Oh Glaucia,
1130quanto t’invidio!
 ELLENIA
                                  (È gelosia che il turba).
 Disingannati, o prence; o meglio i sensi
 riconosci di Ellenia.
 Io sarei così cieca? Io così ingrata?
 Tu, spento il primo ardore,
1135stringi l’armi guerriero;
 mieti invitto gli allori,
 generoso dai pace, incontri rischi;
 per chi tanto? Per chi? Come potea
 resister debil alma a tanta fede?
1140(Sta confuso e nol crede).
 Che più temer, quando all’ingiusto padre,
 quando al nodo abborrito
 animosa m’involo e tua mi rendo?
 PIRRO
 Ellenia, o sei delusa o non t’intendo.
 ELLENIA
 
1145   M’intendi, sì, m’intendi;
 ma vuoi per tuo diletto
 finger così, crudel.
 
    Parlami del tuo affetto;
 già dal mio duol comprendi
1150quant’io ti sia fedel.
 
 PIRRO
 (Son io più Pirro? O tutti
 son per Pirro mutati
 gli ordini di natura?
 Trovo in Glaucia un nimico,
1155in Ismene una furia,
 in Ellenia un’amante ed in me stesso
 un abisso di guai.
 Crudelissime stelle! E in che peccai?)
 ELLENIA
 (O ciel! Non mi risponde; un solo accento
1160di affetto ancor non proferì l’ingrato).
 Prendi, impugna quel ferro,
 o Pirro ingannator, Pirro spietato.
 PIRRO
 Ferisci pur, ferisci e quella colpa
 ch’io non conosco, in questo sen trafiggi.
 ELLENIA
1165Ma se innocente sei, perché mi affliggi?
 PIRRO
 E in che ti offendo?
 ELLENIA
                                       Forse
 tu le mie nozze... (Sopravviene un servo che presenta a Pirro una carta)
 PIRRO
                                   E quale
 nunzio a me viene?
 ELLENIA
                                       Egli di Glaucia è servo.
 PIRRO (Legge)
 «Nel bosco a Cintia sacro
1170oggi te attende, in bellicoso invito,
 te, Pirro traditor, Glaucia tradito».
 ELLENIA
 (Che lesse mai!)
 PIRRO
                                 (Glaucia mi sfida a morte!
 soddisfarvi conviene,
 stelle severe). A chi ti diede il foglio
1175torna e dirai che verrò al loco. Ellenia, (Si parte il servo)
 cura di onor mi chiama altrove. Scegli
 qual più brami in soggiorno,
 la tua reggia o il mio campo.
 ELLENIA
 No, Pirro. Ovunque andrai,
1180sarò teco indivisa.
 Troppo importa a quest’alma
 saper se tu sii fido o traditore.
 PIRRO
 A chi amor già promisi, io serbo amore.
 PIRRO, ELLENIA A DUE
 
                           uso
    In amar non                     frode.
                           usar
 
1185Son
            fedele alla beltà.
 Sii
 
 PIRRO
 
    Amor puro...
 
 ELLENIA
 
                              E vera fede...
 
 PIRRO
 
 Gloria ottien, se non mercede.
 
 ELLENIA
 
 Gloria ottiene e ottien mercede.
 
 PIRRO
 
 L’incostanza è ognor gran colpa.
 
 ELLENIA
 
1190E l’inganno è più viltà.
 
 Il fine dell’atto quarto